I disturbi della coscienza

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La coscienza è consapevolezza di noi stessi e del mondo che ci circonda. Quando la coscienza è minata, possono affiorare tanti disturbi in grado di allontanarci dal mondo esterno e di alterare il significato che noi stessi diamo a ciò che facciamo o proviamo. Ecco perché è importante saper riconoscere eventuali campanelli di allarme e guardare in faccia la realtà; solo così si può provare a invertire la rotta.

Coscienza, vigilanza, attenzione

Nelle discipline sanitarie, si indica con il termine campo della coscienza il complesso dei fenomeni esperienziali in un dato momento. Lo stato di coscienza, invece, è il grado di consapevolezza con il quale vengono vissute le esperienze: compito della coscienza, infatti, è organizzare il campo dell’esperienza integrando correttamente gli stimoli interni ed esterni.

La vigilanza è una condizione di veglia attenta che permette di essere presenti a se stessi e all’ambiente, ed è indice del grado di lucidità della coscienza. Leggermente differente è il significato di attenzione, che è la capacità di disporsi in maniera attiva verso determinati contenuti di coscienza (esterni o interni).
immagine: coscienza - attenzione / Photo by chuttersnap on Unsplash

Abbassamento della lucidità mentale e delirium

Abbiamo un disturbo della vigilanza (cioè del grado di lucidità della coscienza) quando essa è alterata per traumi, intossicazioni, disturbi metabolici, malattie cerebrali, ecc. In questi casi possiamo osservare, a seconda del grado di compromissione:
  • ottundimento: elevata difficoltà a cogliere gli stimoli esterni
  • obnubilamento: reattività grossolana agli stimoli; allentamento delle percezioni e dell’ideazione, deficit della concentrazione
  • torpore: grave indebolimento dell’attività psichica; risposte lente, imprecise e disorientate
  • coma: perdita dell’attività psichica cosciente
Quando viene meno la funzione integrativa della coscienza, le diverse attività psichiche risultano gravemente disorganizzate e si assiste a una commistione tra stimoli e mondi interni ed esterni, tra sogno e veglia. Questo stato, chiamato delirium, è caratterizzato da disorientamento spazio-temporale, disturbi delle percezioni e del pensiero. Il paziente può presentare comportamenti disorganizzati o più strutturati (delirio professionale) e cadere vittima di una sorta di stato sognante.
Le principali cause di delirium sono da ricercare in processi degenerativi cerebrali, infezioni e traumi del sistema nervoso centrale, intossicazioni cerebrali.
Si parla in questo caso di stato crepuscolare, ovvero di un restringimento dello stato di coscienza limitato a pochi contenuti che condizionano il comportamento dell’individuo. Gli stati crepuscolari possono essere conseguenza di shock emotivi, traumi, intossicazioni o correlati a particolari forme di epilessia del lobo temporale.
immagine: disturbi di coscienza - delirium / Photo by Bethany Szentesi on Unsplash

Coscienza dell’Io e relativi disturbi: sentirsi (o meno) se stessi

La coscienza dell’Io è alla base di tutto quello che concerne la vita psichica: è al di sotto di ogni altra esperienza, la determina e le dà significato.
Essa è caratterizzata da quattro esperienze fondamentali:
  1. coscienza dell’unità: il soggetto percepisce di essere se stesso nello stesso istante;
  2. coscienza dell’identità o continuità e esperienza: il soggetto percepisce continuità nelle proprie esperienze;
  3. coscienza della delimitazione: il soggetto si percepisce distinto dagli altri;
  4. coscienza dell’esserci: il soggetto esprime con la propria presenza il proprio esserci nel mondo.
Le alterazioni di queste componenti possono portare a diversi tipi di disturbi:
  • Disturbi dei confini dell’Io: il disturbo riguarda il livello fondamentale dell’esperienza di sé, cioè la capacità di distinguere tra sé e l’ambiente esterno. Una volta compromessa tale capacità, la persona perde la consapevolezza di sé come essere individuale.
  • Disturbi della coscienza di attività dell’Io: l’individuo è conscio di essere un’entità discreta (cioè con discernimento), senza però riconoscere come proprie idee e azioni che gli appartengono; è portato ad attribuire alcuni dei suoi pensieri, immagini, atti, a cause diverse da se stesso, come nel caso della schizofrenia. I pazienti psicotici spesso si lamentano del fatto che i loro pensieri non siano effettivamente tali, ma derivino da qualche fonte esterna. Credono che le loro azioni o i loro impulsi siano influenzati da agenti esterni oppure condivisi da altri individui. Si può quindi parlare di perdita dell’attribuzione personale. Il termine psicotico è anche sinonimo di grave distorsione del funzionamento personale e sociale, ritiro sociale e incapacità a svolgere gli abituali ruoli familiari e lavorativi.
  • Disturbi dell’esperienza di unità dell’Io: anomalie dell’esperienza dell’unità del sé. La persona è consapevole di sé come essere individuale e riconosce se stessa come fonte dei propri atti, ma esperisce fratture e divisioni dell’unità del sé. Può avere l’impressione di essere separato da se stesso.
  • Disturbi dell’esperienza di realtà: anomalie dell’esperienza della realtà del sé e dell’ambiente esterno. Anche se pienamente consapevole di sé, delle proprie azioni e in grado di esperire sé stesso come unità, l’individuo non ha nessuna convinzione della realtà di sé e/o dell’ambiente che lo circonda. Avverte una spiacevole sensazione di mutevolezza e di estraneità. Un soggetto con una grave alterazione del giudizio di realtà valuta in modo errato l’accuratezza delle proprie percezioni e dei propri pensieri e trae errate conclusioni sulla realtà esterna, anche di fronte a prove contrarie. Qualche volta questo tipo di confusione dell’esame di realtà dipende da gravi traumi subiti dalla persona, la quale fatica a superare l’evento accaduto e continua a ritrovarlo nelle esperienze del suo presente, anche se cronologicamente fa parte del passato.
immagine: disturbi dell’Io / Photo by Alejandro Alvarez on Unsplash

Insight o consapevolezza di malattia, il primo passo verso il cambiamento

In casi come quello appena citato, può aiutare moltissimo il soggetto l’insight, ossia il grado di consapevolezza e di comprensione che il soggetto ha di essere ammalato. Esistono diversi livelli di insight:
  • Completa negazione di malattia
  • Scarsa consapevolezza di essere ammalati e di aver bisogno di aiuto unita a negazione
  • Consapevolezza di essere ammalato con tendenza a colpevolizzare gli altri (fattori esterni o fattori organici)
  • Consapevolezza che la malattia è dovuta a qualcosa di sconosciuto al paziente
  • Insight intellettivo: il soggetto ammette di essere ammalato e che i sintomi o insuccessi nell’adattamento sociale sono dovuti ai propri sentimenti irrazionali o ai propri disturbi, ma non riesce ad applicare questa consapevolezza alle esperienze future
  • Insight emozionale vero: consapevolezza emozionale dei motivi e sentimenti nel paziente e nelle persone importanti della sua vita, che può condurre a modificazioni di base del comportamento
Un insight vero raramente deriva da una profonda riflessione con se stessi, oppure da un rapporto con un’altra persona che gode di stima e fiducia (amico, parente o partner) attraverso un sincero confronto. Ma si può raggiungere con l’aiuto di uno specialista: rendersi conto di essere direttamente responsabile della propria vita e di poter modificare la situazione attuale può portare alla persona i cambiamenti che desiderava e che possono renderla felice.
immagine: consapevolezza di malattia - cambiamento / Photo by Franck V. on Unsplash