La potenza delle immagini: evocare ricordi e aggirare blocchi emotivi

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Le tecniche immaginative fanno parte del campo della psicologia già dalla metà del ‘900, agli albori del cognitivismo, ma in nome dell’approccio evidence-based sono state per molto tempo accantonate. Quest’ultimo si basava su dati scientifici affidabili per decidere il tipo di intervento sul paziente, cercando di integrarli con evidenze emerse da esperienze cliniche.
Negli anni ‘70, con la psicologia dello sport, le tecniche immaginative (o imagery) sono tornate alla ribalta mostrando tutto il loro potenziale, soprattutto per quello che riguarda le immagini positive. La Psicologia Positiva di Martin Seligman ha dimostrato ampiamente come un’immagine sia in grado di evocare la speranza, cioè la sensazione di poter affrontare con successo una situazione che ci dà ansia.
Nella psicologia clinica di oggi, le tecniche immaginative vengono largamente utilizzate anche con finalità terapeutiche, perché sono in grado di sollecitare ricordi carichi di emozioni e di riportare alla memoria in maniera ancora più incisiva delle tecniche verbali antichi significati sul sé ancora presenti a livello inconsapevole nella vita del paziente adulto.
immagine: ricordi con carico emotivo / credits: Rhendi Rukmana
  • nella fase di formulazione del caso, quando lo psicologo cerca di comprendere i legami fra gli eventi del passato e i significati attuali che la persona attribuisce ai fatti
  • nel momento terapeutico, quando cioè cerca insieme al paziente di ristrutturare le rigide convinzioni che ancora condizionano il suo comportamento

Sapere non è uguale a sentire: le immagini ci aiutano a capire anche con il cuore

Il paziente spesso sa a livello razionale che l’evento traumatico è nel passato e che nel suo presente ha tutte le condizioni per sentirsi al sicuro; nonostante questo, continua a temere che quell’evento possa verificarsi ancora o ad avere immagini intrusive terrificanti che può interpretare in vario modo: alta probabilità di ritrovarsi di nuovo in una certa situazione, premonizione, avvertimento di una parte saggia della coscienza e così via. Per questo la psicoterapia ricorre a tecniche che lavorano sull’immagine angosciante per elaborare il trauma anche a livello emotivo.
La potenza delle immagini è proprio quella di riuscire spesso ad aprire un varco attraverso il quale accedere alle emozioni per poterle elaborare attraverso la psicoterapia, cosa che spesso con le tecniche verbali avviene a livello razionale, ma non emotivo. Dopotutto questi due tipi di conoscenza, quella del cuore e quella della ragione, sono noti fina dai tempi del filosofo Pascal (1623-1662):
“Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce”
immagine: conoscenza cuore e ragione / credits: freestocks.org

Metacognizione, richiamo dell’immagine e ristrutturazione: il percorso delle tecniche immaginative

Ultimamente l’uso di queste tecniche sta ottenendo un largo consenso fra i clinici e, dalle ricerche riportate nel testo Le tecniche immaginative in terapia cognitiva (A. Hackmann, J. Bennet-Levy, E. A. Holmes, Eclipsi 2014), emergono alcuni tratti comuni da tenere presenti per usare l’imagery in modo efficace:
  1. la metacognizione, ossia la capacità di pensare ai nostri processi di pensiero, riconoscendo le nostre costruzioni mentali per quello che sono e distinguendole dalla realtà (o togliendo loro ogni presunto potere magico o premonitorio).
  2. la capacità di richiamare l’immagine disturbante e mantenerla nella mente fino a riconoscere l’emozione che essa suscita con l’aiuto del terapeuta, piuttosto che archiviarla in fretta senza comprenderla e accettarla.
  3. strettamente correlata alla ricerca del significato della memoria, la ristrutturazione, ossia la ricerca collaborativa fra paziente e psicologo di un nuovo senso per ciò che è successo nel passato. Questa ricerca può avvenire in modi diversi:
    • si possono utilizzare tecniche verbali, come il dialogo socratico, attraverso il quale si confutano le convinzioni in maniera razionale e si scoprono nuove possibili interpretazioni;
    • si può proseguire con le tecniche immaginative per far tornare alla memoria ricordi che correggano parzialmente le convinzioni fino a quel momento date per certe;
    • si può intervenire nell’immagine del paziente, riscrivendone una parte in maniera più positiva. In questo modo l’adulto di oggi può finalmente tollerare e accettare un’emozione provata durante l’infanzia;
    • anche le tecniche comportamentali, con l’esposizione misurata a situazioni ritenute particolarmente difficili da affrontare per il paziente, possono essere efficaci per ridimensionare la sua assoluta certezza che una aspettativa negativa si concretizzerà.

Anche se alcuni aspetti restano ancora da chiarire (per esempio il motivo del loro rapporto privilegiato con la nostra parte emotiva), sembra che le tecniche immaginative, insieme alle modalità tradizionali, rappresentino un buono strumento psicoterapeutico per aggirare le resistenze che spesso abbiamo nel mostrare la nostra parte più autentica.
immagine: tecniche immaginative – mostrare autenticità (titolo originale: Mirroring.) / credits: Katarína Chovancová
Hai mai paura che un’esperienza traumatica del tuo passato si verifichi ancora? Ti capita di avere immagini intrusive? Parliamone insieme.