Impara a dire grazie, sarai più felice. Lo dice la psicologia
È da diverso tempo ormai che gli studiosi, come
Robert Emmons o Randy Kamen, hanno notato una
correlazione fra la gratitudine e la felicità, intesa come una vita ricca di significato e soddisfacente. Il sentimento di gratitudine, quel senso di riconoscenza che ci riempie di una felicità condivisa con chi si mostra gentile nei nostri confronti, è un’emozione che abbiamo provato tutti qualche volta nella vita. Quand’è che questa sensazione così profonda si manifesta in noi? E come influisce sul nostro benessere?
Quando proviamo gratitudine e perché
La gratitudine è quella sensazione che dovremmo provare di fronte ad un dono. Dovremmo, perché in realtà non è una reazione così scontata: molte volte tendiamo a non riconoscere un regalo vero, scambiando invece come tale una ricompensa (cioè quanto riceviamo per aver fatto qualcosa di utile, come un lavoro o un favore).
Un dono è per definizione assolutamente gratis: non è dovuto, aspettato, meritato, guadagnato o pagato.
Viene fatto in nome dell’affetto e del piacere di offrire qualcosa per generare gioia nell’altro e, proprio per questo, la gratitudine è un sentimento che fa provare una felicità condivisa.
Un dono vero
genera in noi un piacere antico, fondamentale dal punto biologico ed essenziale per lo sviluppo psicologico:
la consapevolezza di meritare amore. Questo bisogno basico,
il bisogno di sentirsi amati gratuitamente, possiamo ritrovarlo
in almeno due specifiche fasi dello sviluppo umano:
- nella fiduciosa richiesta di cure da piccoli (che ci permettono di sopravvivere, non essendo ancora autosufficienti);
- nel processo di costruzione della sicurezza in noi stessi per affrontare le sfide complesse di fronte a cui ci mette la vita, sapendo che la nostra esistenza ha un significato.
La gratitudine è l’emozione che proviamo quando
un dono vero ci ricorda che siamo importanti. Il sentimento che proviamo di fronte a questa dichiarazione sottintesa, di fronte alla fortuna di poter vivere questo momento, è simile a uno stato di fusione che fa vibrare dentro di noi la bellezza della vita, di appartenere a lei e alla natura. E un dono su cui ci soffermiamo poco è proprio
quello spontaneo offerto dalla vita: il fatto di essere qui, di avere occhi per vedere quanto c’è di bello nel mondo, di avere i sensi per odorare, ascoltare, toccare, esplorare; di avere questo preciso momento per poter agire o pensare. Nella sua
Critica della Ragion Pratica il filosofo Immauel Kant affermava:
“Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale dentro di me.”
Ma per apprezzare questi momenti
è necessario concedersi un po’ di tempo: riuscire a fermare il flusso dei doveri e delle incombenze
per poter godere un momento della gioia di sorprenderci. Ritrovare quella sorpresa antica
davanti agli eventi che ormai sono diventati conosciuti e quindi non suscitano più emozioni: nel caso di Kant, il cielo stellato sopra di me. Si tratta di provare a
vivere in una nuova dimensione della coscienza: quella della consapevolezza (o mindfulness), attraverso la quale possiamo riconoscere e vivere ogni istante senza trascurarlo e ricavandone un profondo senso di gratitudine.
Perché il sentimento di gratitudine è così importante?
Perché
saper provare gratitudine è un tratto del carattere di cui sembrano dotate le persone che si percepiscono serene e realizzate. Si potrebbe pensare che sia la loro fortunata situazione a sviluppare in esse questo senso di riconoscenza; in realtà questo meccanismo non si innesca sempre in modo automatico. Tutti conosciamo individui che avrebbero ogni possibilità per godersi la loro felicità, eppure ci capita di vederli scontenti, qualche volta addirittura in crisi. La capacità di saper vedere doni intorno a noi - doni ricevuti in maniera totalmente gratuita -
ci mette nella posizione di notare il meglio in quanto abbiamo già, predisponendoci alla felicità. La gratitudine genera in noi un
senso di appagamento e di pienezza che rende inutili emozioni difficili da gestire come ansia, rabbia e rancore, che pertanto si dileguano. I livelli di stress si riducono, mentre aumenta un
senso di fiducia in noi stessi che rafforza la resilienza nei momenti difficili della vita; infine, sostiene Robert Emmons, questa emozione
facilita l’integrazione sociale: questo significa che, se sappiamo praticare la gratitudine,
potremo contare su una rete di solidarietà intorno a noi quando saremo in difficoltà.
Riconoscenti si nasce… E si diventa
La nostra capacità di provare o meno gratitudine può dipendere dal tipo di famiglia in cui siamo cresciuti, a seconda che ci siamo sentiti amati gratuitamente oppure ci siamo percepiti come individui performanti, cioè bimbi che l’amore lo devono meritare. Nel primo caso saremo naturalmente più propensi a dimostrare questa abilità. Ma niente paura, anche nel secondo caso
il senso di riconoscenza verso gli altri e la gioia che ne consegue possono essere imparati e allenati, fino a farne la modalità con cui affrontiamo spontaneamente le nostre giornate. Come?
- Possiamo scrivere in un diario ogni giorno qualche cosa per cui siamo stati felici; bastano anche piccole cose. La gioia che proviamo nel farlo piano piano crescerà, fino a diventare un nuovo modo di vedere la realtà.
- Possiamo imparare a ringraziare, anche procedendo per piccoli passi: cominciare a farlo per iscritto, poi a voce (anche per telefono), per arrivare infine a guardare negli occhi la persona a cui ci stiamo rivolgendo; in qualunque modo decidiamo di esprimerci, il piccolo atto del ringraziare genererà immediatamente un momento di condivisione e gioia che resterà a lungo.
Provare gratitudine può davvero migliorare la qualità percepita della tua vita.
Vuoi sviluppare questa capacità? Parliamone insieme.