Dubbio patologico, quando scegliere diventa un incubo
Il
dubbio patologico è un funzionamento mentale che fa parte del disturbo ossessivo-compulsivo. Si manifesta con
l'impossibilità di decidersi a compiere una scelta di fronte a un dilemma. A tal proposito è famoso l'aneddoto dell'asino di Buridano, attribuito a Giovanni Buridano, filosofo francese del XIV secolo: narra di un asino che, vedendo due mucchi di fieno entrambi belli e appetibili, muore di fame lacerato dalla scelta. Qual è il motivo della sua drammatica sorte? Riportando il quesito nella realtà attuale:
perché a volte facciamo così fatica a scegliere di fronte a più di un’opzione? E perché ci ritroviamo intrappolati in labirinti di indecisione e sofferenza, arrivando in alcuni casi alla depressione?
Controllare tutto, un desiderio irrealizzabile
Una delle cause principali è dovuta al
desiderio di controllo: viviamo in un'epoca in cui esaltiamo comportamenti impossibili, come il controllo totale di ciò che accade intorno a noi; in realtà il filosofo Blaise Pascal ci ha insegnato che
la condizione più naturale per l’uomo è quella dell’incertezza e con questa dovremmo imparare a convivere. La razionalità intesa come risposta a qualsiasi tipo di domanda sulla base di un ragionamento logico diventa razionalismo e sappiamo bene che il suffisso –ismo spesso indica un’esagerazione. Questo
abuso della ragione che invade campi che non le appartengono e questo tentativo di controllare tutti gli aspetti del nostro futuro
senza ammettere l’esistenza dell’imprevisto sono le
principali fonti dell'ansia.
Il dubbio patologico trova le sue radici in questo tipo di comportamento: infatti
l'impossibilità della scelta è dovuta al tentativo di pianificare in maniera ineccepibile il nostro domani,
prevedendo ogni conseguenza possibile. Non accettiamo che esistano domande a cui non si possa dare una risposta razionale e continuiamo inutilmente a cercarle, come quando siamo presi da dubbi di carattere personale
(“Farò bene a cambiare lavoro?”, “Amo il mio partner o mi sto abituando alla sua presenza?”, “Sono pazza?”, “È meglio fare così o in quell'altro modo?”).
Ci sforziamo in tutte le maniere di trovare una risposta logica ai nostri interrogativi, cercando prove che ci rassicurino del fatto che sia quella giusta, ma questa rassicurazione durerà solo per poco tempo.
Il dubbio patologico, infatti,
funziona come un labirinto: dopo ogni risposta ci troviamo di fronte a nuove domande e, una volta risposto a quelle, ce ne vengono in mente molte altre, in
un susseguirsi di domande e risposte che ci impediscono di toglierci dal bivio. Questa situazione, in cui
cerchiamo attraverso il ragionamento razionale una risposta certa per poter controllare il nostro futuro, viene definita dilemma.
Quello che invece dovremmo fare, dopo una valutazione dei vantaggi e degli svantaggi, è
provare ad ascoltarci profondamente, tenendo in considerazione anche il nostro corpo, le emozioni che ci invia attraverso i suoi infiniti sottili cambiamenti (
“Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non può comprendere”, recita una famosa frase dello stesso Pascal) e infine intraprendere una delle due strade del bivio, sapendo che
non esiste una scelta giusta e una sbagliata, bensì diversi modi di vivere la scelta operata. Potremmo incamminarci continuando a guardare la strada abbandonata, oppure essere aperti a quello che ci offre quella che abbiamo scelto.
Tre trappole mentali che ci trattengono nel dubbio patologico
Si può rimanere ingabbiati nel dubbio patologico per diversi motivi.
- Per l’insoddisfazione: quando ci orientiamo verso una scelta pensiamo inevitabilmente che sarebbe stato meglio scegliere l'alternativa scartata, ma se torniamo sui nostri passi ci sembrerà che la prima scelta che avevamo fatto era la migliore, in un pendolo infinito che ci fa vivere nel rimpianto, impedendoci di vivere il nostro presente con piacere. Questa è una modalità della mente altamente disfunzionale: infatti l'alternativa ci sembrerà sempre più piacevole in quanto, non vivendola, possiamo solo immaginarla e idealizzarla, dimenticando che in tutte le situazioni ci sono luci e ombre.
- A causa dell’autosvalutazione: quando guardiamo le due direzioni del bivio, le vediamo entrambe impraticabili. Il nostro dialogo interiore ci suggerisce che non ce la faremo mai ad affrontare le conseguenze di nessuna delle due opzioni; quindi rimaniamo fermi, immersi in una estenuante indecisione.
- Spinti dal senso di colpa: ci convinciamo che, qualunque sia la nostra scelta, avrà una conseguenza sulle persone intorno a noi e sarà solo nostra l’intera responsabilità. Davanti alla prospettiva di effetti catastrofici causati da una nostra azione, l’ansia ci immobilizza impedendoci a priori di compierla.
Mindfulness e tecniche paradossali: due aiuti psicologici per uscirne
Il dubbio patologico
può essere risolto attraverso diverse forme di psicoterapia. Esso nasce e si sviluppa in seguito al tentativo di dare risposte razionali a domande personali che non possono essere affrontate solo con il ragionamento logico. Queste risposte ci rassicurano concedendoci un sollievo momentaneo, fino a quando, poco dopo, arrivano altre domande a cui dobbiamo nuovamente rispondere se vogliamo operare una scelta e così via. La terapia per contrastare il dubbio patologico, quindi, si fonderà sul
fare in modo che il soggetto smetta di rispondere alle proprie domande.
Una tecnica per raggiungere questo risultato è quella della
mindfulness,
ossia vivere il presente momento per momento senza permettere alla nostra mente di andare nel passato a ricercare la malinconia o di correre nel futuro riempiendoci di ansia, cercando di
mantenere la mente nel presente. Questo non significa rifiutare o allontanare la domanda (così facendo tornerebbe ancora più insistentemente e non ci libereremmo mai della sua presenza); mantenere la mente nel presente significa
accettare che questa domanda si presenti nella nostra mente, ma che non abbia una risposta certa, imparare a sopportare anche a livello fisico l'ansia che questa consapevolezza ci procura e ascoltare le sensazioni che il corpo ci invia riguardo alle nostre preferenze.
Se proprio non riusciamo a smettere di cercare risposte nonostante la meditazione, un altro esercizio da provare è quello che utilizza le
tecniche paradossali: scrivendo tutte le domande che si pongono alla nostra mente con le rispettive risposte, questo vortice si estinguerà per esaurimento. In ogni caso è sempre consigliabile rivolgersi ad uno specialista per una valutazione adeguata del problema e per imparare ad applicare le tecniche nella maniera più corretta.
Vuoi uscire dal circolo vizioso del dubbio patologico? Contattami, insieme possiamo affrontare con serenità la situazione.