Psicologia e sport: gestire emozioni e comportamenti inizia con il gioco
Ormai lo sappiamo: anche se siamo abituati a distinguere le emozioni in positive e negative, in realtà nessuna di esse è da evitare. I nostri stati d’animo, infatti, sono tutti importanti segnali che indicano quali sono i nostri obiettivi, quanto sono importanti per noi e quanto siamo vicini o lontani dal loro raggiungimento. L’ansia ci dice che uno scopo a cui teniamo molto è minacciato e potremmo perderlo; proviamo rabbia quando riteniamo di aver subito un’ingiustizia (e allora dobbiamo riflettere per capire se si sia verificata davvero, nel qual caso è giusto difenderci, oppure se l’offesa sia piuttosto dovuta a una differenza di valori tra noi e l’altra persona, nel qual caso diventa un’importante occasione di crescita); la tristezza ci indica che l’obiettivo a cui tenevamo tanto è perso, perciò dovremo trovarne un altro o cambiare strategia.Momenti di crisi come questi sono un’opportunità per metterci in discussione e imparare qualcosa in più su noi stessi e sugli altri, ma per sfruttarli al fine di crescere è importante prima di tutto saperli gestire; è proprio questa una delle competenze che apprendiamo piano piano, crescendo e confrontandoci con loro. Quando non sappiamo ancora gestire le emozioni, rischiamo di essere travolti dall’impulsività dell’ira, schiacciati dalla morsa della paura o atterriti dal dolore. Ecco che lo sport può venire in nostro aiuto e diventare un ottimo alleato nel percorso verso la formazione di una personalità sana ed equilibrata, soprattutto da giovani.
immagine: emozioni e sport - formazione giovani / credits: Rachel Barkdoll |
Il comportamento sociale migliora praticando sport
Lo sport, infatti, permette la manifestazione di emozioni anche forti in modalità e contesti socialmente accettabili ed è un importante ponte per le relazioni fra coetanei, con insegnanti e allenatori. Anche in questi ambiti intervengono i Sistemi Motivazionali Interpersonali, cioè comportamenti finalizzati al raggiungimento di un fine che si sono modellati nell’uomo attraverso l’evoluzione. I sistemi di comportamento riconosciuti sono cinque:- Il comportamento di attaccamento, che garantisce la sopravvivenza del piccolo (il quale, senza un adulto come riferimento, non può essere autonomo);
- l’accudimento, complementare all’attaccamento, che serve anch’esso per permettere al piccolo di poter crescere e diventare adulto;
- il sistema sessuale, con la finalità di portare l’individuo adulto alla conquista di un partner;
- Il sistema agonistico, che si sviluppa per la stabilizzazione dei ruoli;
- il comportamento collaborativo, cioè quello che implica una cooperazione fra pari in vista di uno scopo condiviso e permette la convivenza e la continua crescita del patrimonio culturale della società.
Anche cronologicamente, quest’ultimo sistema motivazionale è quello che si sviluppa più tardi e il ragazzo diventa in grado di utilizzarlo solo dopo aver raggiunto alcune importanti tappe del comportamento sociale:
- lo sviluppo di una certa empatia
- la capacità di decentrarsi e vedere la situazione da altri punti di vista oltre il proprio
- il coraggio di fidarsi dell’altro
immagine: emozioni e sport - comportamento collaborativo / credits: Quino Al |
A ogni contesto il giusto comportamento (prima nello sport, poi nella vita)
Questi comportamenti naturali possono venire attivati in maniera istintiva o dopo aver imparato a utilizzarli nelle diverse occasioni per raggiungere realmente lo scopo che ci siamo prefissati; nessuno è da evitare o migliore degli altri a prescindere, ma è importante attivare il sistema adeguato alla circostanza che stiamo vivendo:
- se per vincere una partita di calcio entro in scivolata sul mio avversario e mi faccio espellere lasciando in 10 i giocatori della mia squadra, avrò compromesso il raggiungimento dell’obiettivo comune avendo attivato lo SMI agonistico al posto di quello collaborativo;
- se per vincere una partita di calcio entro in scivolata sul mio avversario e mi faccio espellere lasciando in 10 i giocatori della mia squadra, avrò compromesso il raggiungimento dell’obiettivo comune avendo attivato lo SMI agonistico al posto di quello collaborativo;
- se durante una partita di tennis mi preoccupo di non far male all’avversario con i miei tiri invece di pensare a fare punto, avrò attivato un sistema di accudimento inopportuno in fase agonistica.
immagine: emozioni e sport - sistema agonistico / credits: Christopher Burns |
Attenzione, però: lo spirito agonistico deve comunque essere accompagnato dal rispetto verso le regole, l’avversario e la condivisione di valori universali come l’amicizia, lo spirito di gruppo e il rispetto del prossimo: è il concetto di fair play, che dal 1975 è fonte di ispirazione per chi pratica sport e la cui filosofia è riassunta in 10 regole di buona condotta condivise in tutto il mondo, che costituiscono la Carta del Fair Play. Applicare questi principi porta non solo alla costruzione di realtà sportive sane e inclusive, ma anche ad assistere a gesti di puro altruismo.
I semplici comportamenti derivanti dai sistemi motivazionali, così facili da ritrovare nelle attività sportive, avranno un grande valore nel futuro del giovane, quando dovrà saper utilizzare in maniera adeguata:
- una certa grinta, senza sfociare nell’aggressività,
- l’assertività senza temere di parlare per difendere i propri diritti,
- l’accudimento e l’attaccamento nella sua vita privata, con il partner e i propri figli, insomma, quando affronterà i contesti sociali fondamentali nella vita umana.
Saper riconoscere l’attivazione degli SMI per poterli utilizzare nella maniera più proficua, quindi, rappresenta per chiunque una marcia in più nella gestione dei rapporti interpersonali che può essere appresa anche attraverso lo sport e il sano divertimento.