Ogni trauma (o trauma relazionale) ha un dopo. Affrontiamolo al meglio

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Il trauma è una dimensione che riguarda sia l’aspetto esterno (ciò che accade) sia l’aspetto interno della persona che lo subisce (il suo personale vissuto). Per via della sua duplice natura, anche se sono stati fatti molti tentativi, purtroppo non è ancora stata individuata una definizione universale per questo concetto.
In generale possiamo dire che il trauma è un evento che interviene nella vita del soggetto interrompendo il normale fluire della sua esistenza dal punto di vista fisico o psichico.
A oggi la psicologia ne riconosce due tipi:
  • Trauma nel senso più conosciuto: quando un grave evento irrompe nella vita di un individuo creando un danno notevole e duraturo. Di solito si tratta di un unico evento, definibile e databile
  • Trauma relazionale: quando un evento si ripete in continuazione nell’esistenza di un soggetto e, soprattutto se la persona è molto giovane o addirittura nell’infanzia, viene rivestito di un significato che può diventare fonte di disturbo nel futuro

Trauma e trauma relazionale, è la durata a fare la differenza

Il trauma nella sua accezione più conosciuta è la conseguenza dell’esposizione a un evento estremo, che genera paura, orrore, impotenza. Generalmente esso mette in pericolo anche il corpo (per esempio: comunicazione di diagnosi gravi alla propria persona o a parenti e amici, amputazioni, abusi sessuali, violenze, aggressioni, rapimenti, disastri naturali: inondazioni, terremoti, incendi, ecc.). Di solito questo tipo di eventi segna un momento di rottura ben definibile nella vita di chi lo subisce ed è chiaramente riconoscibile un prima e un dopo l’accaduto.
immagine: trauma - momento di rottura_SGLpsicologa / Photo by Andrew Buchanan on Unsplash
I traumi relazionali, invece, possiamo considerarli situazioni traumatiche croniche. Essi non sono costituiti da un solo evento drammatico, ma da tanti avvenimenti simili, che trasmettono situazioni di allerta costante, disintegrazione della stima di sé, minacce di abbandono e solitudine. In età evolutiva le esperienze dolorose precoci ripetute e protratte negli anni influiscono sulla fiducia negli altri, sull’immagine di sé e sul rapporto con il mondo; nell’adulto i traumi relazionali sono avvenimenti che si riferiscono alla sfera interpersonale, familiare (separazioni, divorzi, conflitti relazionali, violenze coniugali, stalking) o lavorativa (perdita del lavoro, bullismo, mobbing, condizioni lavorative inadeguate) che assumono significati particolarmente drammatici. Traumi e traumi relazionali possono generare stress post-traumatico e, in un numero ridotto di casi, veri e propri disturbi da stress post-traumatico.
trauma relazionale - eventi traumatici ripetuti / Photo by Nicolette Meade on Unsplash

Stress post traumatico e disturbi da stress post traumatico: facciamo chiarezza

Lo stress post-traumatico è la reazione normale di una persona a un evento anormale. È un meccanismo di sopravvivenza che comporta una reazione continua e prolungata a eventi passati per un certo periodo di tempo. Invece i disturbi da stress post‐traumatico (PTSD) sono una versione patologica di questo meccanismo, che si sviluppa in una minoranza di soggetti (intorno al 10‐30% secondo Kebeler e Brom, 1993).

Stress post traumatico: cosa accade durante e dopo

Durante il periodo di stress post-traumatico il soggetto attraversa una fase di shock caratterizzata da:
  • disorganizzazione
  • confusione
  • perdita di concentrazione
  • stress (pianto, sudori, freddo, nausea, respirazione accelerata)
  • rifiuto della realtà (con pensieri come “Non è vero, sto sognando”)
  • dissociazione spazio‐ temporale (“È solo un film”)
  • dissociazione del Sé (“Non sta succedendo a me”)
  • forte attivazione emotiva (rabbia, tristezza, paura, eccitazione per essere sopravvissuto) accompagnata da incubi, depressione, colpa
Un unico soggetto di solito manifesta solo alcuni tra questi comportamenti, che però si presentano contemporaneamente.
Dopo l’evento e la confusione interiore che ne consegue, la persona traumatizzata cerca di reagire in diversi modi:
  • riordina ciò che è successo attraverso i propri ricordi, facendo domande o raccogliendo documenti
  • prova ad affrontare la realtà adattandosi alla nuova situazione, cercando di elaborare e andare oltre (con pensieri come: “Se avessi/non avessi…”, “Perché proprio a me?”, “E se succedesse ancora?”)
Quando la persona riesce a dare un significato costruttivo all’accaduto, entra finalmente nell’ultima fase, quella dell’accettazione e risoluzione, accompagnata da pensieri più positivi (“È passato”, “Sono vivo”, “Sono vulnerabile, ma non sono impotente”, “Non posso controllare tutto, ma posso controllare le mie reazioni”).
L’intensità delle reazioni al trauma tende a crescere e poi a diminuire nel tempo, con un picco durante le prime settimane (più o meno un mese) seguito da una graduale riduzione.
immagine: elaborazione trauma - significato costruttivo_SGLpsicologa / Photo by srihari kapu on Unsplash
In caso di stress post-traumatico è consigliabile intervenire subito: non fare nulla fa sentire il soggetto abbandonato, trascurato e triste (ferita secondaria). Inoltre le informazioni registrate immediatamente dopo l’evento, prima di una valutazione razionale, possono distorcere il suo significato, creando convinzioni negative difficili da modificare in un secondo momento. Accade perché, mentre siamo sottoposti a stress, produciamo più adrenalina del solito; tra le tante funzioni, questo ormone contribuisce anche al consolidamento del ricordo di informazioni negative, che rimangono così più vivide.
Infine un disagio prolungato durante il periodo critico rafforza (o crea del tutto) un ricordo catastrofico che avrà una ricaduta su tutta la vita del soggetto.
Un intervento psicologico tempestivo può evitare conseguenze più gravi e impedire che lo stress post-traumatico sfoci in un vero e proprio disturbo.

Disturbo da stress post-traumatico, vivere in un passato doloroso

Il disturbo da stress post-traumatico è causato da un evento traumatico (percettivo ed emotivo) che è vissuto come sempre attuale, dal momento che il meccanismo di elaborazione dell’informazione non riesce a offrire una risoluzione. È il trauma stesso a interrompere la normale elaborazione dell’informazione, che così non va verso un nuovo adattamento. Il trauma rimane isolato dai pensieri positivi o consolatori (che rimangono inutilizzati), innescando due processi disfunzionali:
  • l’informazione rimane immagazzinata nel cervello con le stesse emozioni, convinzioni, sensazioni fisiche dell’esperienza originaria
  • si interpreta il presente basandosi sul passato (mantenendo la prospettiva del bambino, nel caso di traumi in età evolutiva)
Si tratta di una condizione molto nociva per il soggetto che ne soffre, se consideriamo che persino i problemi di autostima e auto‐efficacia, qualche volta, possono essere considerati come conseguenze di lezioni negative riguardanti il proprio valore e potere o l’essere amati.
immagine: disturbo da stress post-traumatico - basarsi sul passato_SGLpsicologa / Photo by Laura Fuhrman on Unsplash
Trauma, trauma relazionale, stress e disturbo post-traumatico sono concetti legati da un elemento importantissimo: il tempo. Se credi di vivere (o aver vissuto) una delle condizioni illustrate, chiedi subito aiuto a un professionista; è il primo passo per uscirne al più presto.