Con l’EMDR il trauma psicologico diventa un ricordo che ci fa crescere

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EMDR è l’acronimo di Eye Movement Desensitization and Reprocessing, cioè desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari. È un metodo psicologico che tratta le difficoltà emotive causate da esperienze di vita disturbanti ed è applicabile con adulti e bambini. In questo articolo scopriremo qual è stato il processo che ha portato all’individuazione di questa tecnica, come funziona e in quali casi può essere applicata.

Il trauma psicologico dalla fine dell’800 a oggi

La psicologia clinica si è occupata fin dalle sue origini dei traumi psicologici. Fra i primi studiosi troviamo Pierre Janet (1889) al centro ospedaliero universitario Salpetrière di Parigi, il quale attraverso l’ipnosi osserva che le reazioni agli eventi traumatici emotivamente intense interferiscono con la memoria, la quale rimane dissociata dalla coscienza e viene rivissuta nel presente sotto forma di sensazioni corporee o immagini visive.
immagine: EMDR - movimento oculare - SGLpsicologa / Photo by Amanda Dalbjörn on Unsplash
Joseph Breuer e Sigmund Freud negli Studi sull’isteria (1895) affermano che “Gli isterici soffrono di reminiscenze”: manca una narrativa del trauma, che viene rivissuto e non trasformato in parole. Nasce da qui la talking cure, ossia la cura attraverso la parola.
Successivamente si occupano del trauma anche Sandor Ferenczi (1932) e Carl Gustav Jung (1921); quest’ultimo sottolinea la necessità di riportare alla luce la teoria traumatica delle nevrosi.
Nel 1941, James Kardiner nota come la mente traumatizzata provi le stesse emozioni o sensazioni avute al momento del trauma.

Negli anni ‘60 e ‘70 la psicologia clinica dimentica l’interesse per il trauma, ma le persone che avevano vissuto esperienze profondamente disturbanti continuano a chiedere di poter risolvere il proprio passato, in modo da evitare continue ricadute sul loro presente e futuro. Gli psicologi riprendono così a studiare questa materia e nel 1987 Francine Shapiro scopre il metodo EMDR, che si rivela molto interessante rispetto alla risoluzione dei traumi, tanto che nel 2002 viene dichiarato “sicuramente efficace” per i disturbi post-traumatici acuti dall’American Psychological Association e in vari Paesi del mondo è inserito nelle linee guida ufficiali per il trattamento dei disturbi da stress post-traumatico.
immagine: EMDR - risolvere il passato - SGLpsicologa / Photo by Nick Fewings on Unsplash

L’intervento dell’EMDR nel superamento del trauma

Si tratta di una tecnica che si può integrare con approcci psicoterapeutici molto vari: cognitivo-comportamentali, psicodinamici, analisi transazionale, psicologia della Gestalt, ecc. (Balbo, 1998). Dato che il trauma dissocia la memoria dell’evento dalla sua possibile elaborazione razionale, l’obiettivo dell’EMDR è riassociare le due parti. Attraverso il movimento oculare, l’EMDR permette di distanziarsi dal ricordo traumatico; lo fa partendo dal presupposto che ogni persona abbia in se stessa la capacità di curarsi e che, mediante questo approccio, riesca ad attivarla.

La teoria su cui si basa l’EMDR è che le conseguenze che derivano dal trauma siano causate da informazioni negative immagazzinate nel sistema nervoso: il ricordo resta congelato nel cervello e le informazioni negative rimangono separate e isolate dalle aree cerebrali contenenti informazioni positive. Le esperienze simili al trauma riattivano continuamente le memorie dolorose: questo avviene perché il trauma produce una separazione fra la memoria emotiva e la parte del cervello preposta alla rielaborazione verbale e razionale dell’accaduto. Proprio questa separazione è il meccanismo che impedisce ai ricordi traumatici di essere integrati nella propria autobiografia e di determinare la crescita personale dell’individuo; infatti, fino a che la persona continua a interpretare il presente basandosi sulle convinzioni del passato, non avviene la crescita post-traumatica. I problemi di autostima e autoefficacia arrivano da lezioni negative del passato riguardanti il proprio valore e potere, l’essere amati, ecc. che contribuiscono alla creazione di un’immagine negativa di sé.

Attraverso l’EMDR si genera una elaborazione accelerata del trauma che cambia la prospettiva della persona, la quale incorpora credenze positive su di sé. Le cognizioni adattive (come per esempio “Non è colpa mia” o “Il pericolo è cessato”) si collegano alle emozioni e alle sensazioni fisiche. Dopo che l’informazione è stata riprocessata positivamente, si innesca un miglioramento che porta al benessere generale della persona. Sia l’emotività sia il corpo si adeguano alle informazioni corrette. Secondo Shapiro (1995) questa tecnica è basata sul nostro sistema innato di elaborazione dell’informazione (Adaptive Information Processing).
immagine: EMDR - crescita post-traumatica - SGLpsicologa / Photo by Suzanne D. Williams on Unsplash

Quando si può ricorrere all’EMDR


  • L’EMDR è risultato particolarmente efficace nei seguenti casi:
  • Vittime di aggressioni, crimini, sequestri, atti terroristici
  • Vittime di guerra (combattenti, reduci, rifugiati, vittime di tortura)
  • Vittime di violenze, abusi e molestie sessuali
  • Vittime di disastri naturali o incidenti
  • Lutto traumatico e/o complicato
  • Persone con malattie gravi e loro parenti
  • Fobie e attacchi di panico
  • Disturbi sessuali
  • Dipendenze
  • Disturbi alimentari
  • Vittime di bullismo e mobbing

Questa tecnica ha dato buoni risultati in particolari ambiti, come lo sport e il mondo dell’arte ed è adatta a chi deve migliorare le proprie prestazioni.
La tecnica EMDR è valida per ogni fascia di età: adulti, adolescenti e bambini.
Se fai fatica a lasciarti alle spalle un’esperienza dolorosa, contattami; sono qui per aiutarti.