L’ansia: una risorsa preziosa (se sai tenerla a bada)

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Una delle emozioni più intollerabili è l'ansia: uno stato d’angoscia nel quale non vorremmo trovarci mai, emblema dell'incertezza nonché causa di reazioni fisiche che ci appaiono insopportabili (tachicardia, arrossamento del volto e sudorazione, per citarne alcune). Generando quell'incessante - e generalmente inutile - rimuginìo sugli esiti futuri del problema che ci affligge, ci impedisce di concentrarci e ci toglie energie per affrontare il presente.
In realtà, però, anche questa emozione, come tutte le altre, può essere funzionale al raggiungimento dei nostri scopi: infatti, se riusciamo a mantenere l’ansia entro una certa soglia, può anche rivelarsi vantaggiosa.
Quando dobbiamo affrontare un colloquio o sostenere un esame, la reazione d'allarme che genera ci aiuta a concentrarci di più e focalizza la nostra attenzione evitandone la dispersione; sempre l’ansia, nei giorni precedenti a eventi importanti, mette in circolo specifici ormoni in maniera tale da farci preparare al massimo.
immagine: gestione ansia - vantaggi / credits: rawpixel
Se però l'ansia supera una certa soglia e non riusciamo a modularne l’intensità, allora diventa improvvisamente un limite: tutti gli aspetti positivi che potevano aiutarci a raggiungere un risultato si manifestano in maniera amplificata e diventano veri e propri ostacoli.
L'attenzione, al posto di essere focalizzata, si disperde distraendosi continuamente, la concentrazione non riesce a mantenersi a lungo su un compito; i pensieri disfunzionali entrano e sostano nella nostra mente, impedendoci di acquisire dati e informazioni per l’evento che ci preoccupa.
Insomma, un’ansia eccessiva può anche diventare la causa del nostro fallimento. È quindi fondamentale mantenerla sempre a un livello ottimale e farne un’emozione utile al raggiungimento dei nostri fini, anziché un ostacolo. Per fortuna esistono diverse modalità con cui poter gestire questa emozione così complessa e così frequente nella vita di molti di noi.

Primo metodo di gestione dell’ansia: l’equazione dell’ansia

Questa equazione è stata ideata dallo psicologo Paul Salkovskis, grande studioso dei disturbi d’ansia. Essa ci dice che l'ansia è determinata dall'influenza di quattro fattori: la gravità dell'evento, cioè quella che noi, soggettivamente, attribuiamo all'evento, moltiplicata per la probabilità stimata che l'evento stesso si verifichi, in rapporto con la capacità di tollerare l'evento temuto per la possibilità percepita di rimediare. Lavorare sull’intensità di uno o più fattori è l’elemento chiave per riportare l’ansia sotto i livelli di guardia.
immagine: gestione ansia - equazione
Secondo quest'equazione, se riusciamo a togliere importanza all'evento temuto (gravità dell’evento nell’equazione), senza catastrofizzarne le conseguenze, l'ansia diminuirà proporzionalmente; così pure se riusciamo a razionalizzare in maniera più oggettiva la probabilità che quell'evento accada (possibilità del suo verificarsi), per esempio ricorrendo a statistiche o raccogliendo informazioni da fonti accertate, sapremo gestirla meglio. Si tratta di semplici operazioni di contenimento dell’emozione; quando non è possibile compierle, possiamo prendere in considerazione le altre due variabili dell’equazione, quelle al denominatore della frazione. Per quanto riguarda la tolleranza dell’evento, dobbiamo mobilitare la cosiddetta resilienza, ossia la fiducia nel fatto di possedere le risorse necessarie a sopportare un eventuale esito negativo; inoltre possiamo sempre mettere in campo la possibilità di rimediare a quanto accaduto: se riusciamo a trovare un modo per ottenere ugualmente il risultato sperato nonostante le cose siano andate nel peggiore dei modi, non considereremo più l’evento temuto insormontabile, ma ci sembrerà affrontabile; anche in questo modo l’ansia diventerà più gestibile.

Secondo metodo di gestione dell’ansia: affrontare le emozioni che genera

Un altro modo per gestire l'ansia è quello di usare le emozioni, anziché evitarle. Molti studi dimostrano come lo stato di inquietudine che avvertiamo di fronte a un evento temuto sia in realtà una strategia per evitare di provare emozioni, una su tutte la paura: in poche parole, ci impegniamo di più a pensare verbalmente ai nostri timori che a sentire l'emozione. Tuttavia solo ascoltando ed immergendoci nelle nostre emozioni possiamo superarle e magari scoprire di essere più bravi nel gestirle di quanto non credessimo.
L’evitamento dell’emozione può essere immaginato come un individuo che non si decide a saltare da un trampolino: è lì sulla punta, impaurito, non riesce a muoversi, quando al trampolino vicino arriva una persona, che con una rincorsa si tuffa. Questa persona ha scoperto immediatamente che tuffarsi da un trampolino di media altezza di una piscina non è pericoloso; l’individuo che resta immobile sulla punta del trampolino continua a pensare che sia spaventoso e non riesce né a tornare indietro, né a compiere quel salto.
immagine: gestione ansia - evitamento emozioni / Photo by Jay Wennington on Unsplash
Nei suoi studi Tom Borkovec, professore di psicologia e ricercatore sui disturbi legati all’ansia, ha fatto emergere come, nella maggioranza dei casi, la paura più temuta sia verbalizzata piuttosto che immaginata visivamente; questo perché, attraverso il linguaggio, razionalizziamo la nostra paura ed evitiamo di provarla.
Se la mia paura più grande è che io possa avere un incidente e ritrovarmi su una sedia a rotelle, parlarne mi attiverà una leggera paura, ma sicuramente avrà un impatto più forte vedermi in un filmato su quella sedia a rotelle.
L’attivazione emotiva è molto più forte attraverso l’immagine che non attraverso la parola e la descrizione. Attraverso la razionalizzazione si raffredda l'emozione, cioè viene temporaneamente repressa. Infatti, gli inquieti sono dei rimuginatori e preferiscono pensare molto invece di provare emotivamente l'impatto di un evento negativo.

Mettere per iscritto le paure aiuta a ridimensionarle: l’esperimento di Pennebaker

Per testare i benefici dell’attivazione emotiva sullo stato ansioso delle persone, lo psicologo James Pennebaker ha svolto uno studio su dei giovani universitari, suddividendoli in un gruppo sperimentale e uno di controllo. Al primo ha fatto descrivere in un tema alcune esperienze personali di sofferenza vissute; al secondo, invece, è stato chiesto di scrivere un tema su argomenti privi di rilevanza personale. Immediatamente dopo aver scritto le proprie esperienze traumatiche, il gruppo sperimentale effettivamente riferiva di stare peggio di come si sentiva prima dell'esperimento. A qualche settimana di distanza, però, lo stesso gruppo si sentiva più positivo, più carico di energia, più ottimista all’idea di affrontare gli esami imminenti rispetto al gruppo di controllo. Come spiegare i risultati ottenuti? Secondo Pennebaker, mettere per iscritto le proprie emozioni:

  1. ci costringe a sostare in esse senza reprimerle, dimostrandoci che non ne saremo sopraffatti (gli studenti del gruppo sperimentale hanno sofferto, si sono portati dentro questo senso di dolore, ma sono riusciti comunque a superarlo);
  2. ci aiuta a capire che non ci sono eventi assolutamente catastrofici, soltanto alcuni loro aspetti ci intimoriscono davvero. Basta maturare questa consapevolezza perché quegli stessi eventi ci appaiano più facilmente gestibili;
  3. ci porta a ricollocare le emozioni nella giusta prospettiva, quella di risorse alle quali attingere per superare eventi traumatici. Spesso sono risorse che non sappiamo nemmeno di possedere, perché davanti all’idea di provare dolore e/o paura tendiamo a fuggire e, di conseguenza, non le tiriamo mai fuori.
Queste considerazioni ci suggeriscono un trucco per una migliore gestione dell’ansia. Per le persone che ne soffrono può essere utile tenere un diario delle emozioni, in cui riportare:

  • la situazione attivante;
  • le emozioni e i pensieri a essa collegati.
In questo modo possiamo usarle in modo proficuo, per esempio per conoscere meglio i nostri bisogni: le emozioni, infatti, contengono sempre delle informazioni su di noi; nello specifico, l'ansia ci avvisa dell'esistenza di un problema a cui noi diamo una certa rilevanza. Chiedendoci perché per noi quel problema sia così importante potremmo capire qualche cosa in più della nostra personalità, del nostro io e delle nostre convinzioni personali. Non perdiamo la possibilità di scoprirci in grado di affrontare le nostre paure e di conoscere noi stessi in profondità attraverso le emozioni, anche quelle che ci spaventano.
immagine: gestione ansia - diario emozioni / Photo by Kari Shea on Unsplash
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