La rabbia in psicologia: un’emozione da gestire

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In psicologia tutte le emozioni sono messaggi che ci avvisano rispetto al nostro cammino verso una meta:

  • La gioia ci indica il raggiungimento del nostro scopo;
  • La rabbia ci avvisa di una ingiustizia;
  • La tristezza ci fa sapere che lo scopo che avevamo ormai è perso;
  • L’ansia è l’emozione dell’incertezza: l’obiettivo c’è ancora, ma lo sentiamo minacciato.

Quella che ci spaventa di più è la rabbia: pensiamo che per opera sua potremmo fare o dire cose di cui poi pentirci.
In realtà la rabbia è solo un’emozione, che da sola non ha nessun effetto sulla realtà; è il comportamento, invece, che può essere positivo o negativo, ma questo dipende dalla ragione, non dall’emozione.

Non esistono emozioni positive o negative, esistono comportamenti più o meno funzionali rispetto alle nostre mete.

È inutile e dannoso cercare di negare la rabbia o, peggio ancora, reprimerla.
L’atteggiamento più efficace di fronte a questa forte emozione, che da un lato fatichiamo a lasciar andare e dall’altro lato temiamo, è riconoscerla e gestirla: in questo modo possiamo trattenere la sua grinta e lasciar andare il circolo vizioso di pensieri negativi che spesso la accompagna.

Una leggenda sulla rabbia

La leggenda indiana dei due lupi è un ottimo esempio di riconoscimento e gestione delle emozioni e ci mostra come si possa valutare di volta in volta l’atteggiamento più adatto e costruttivo per stare bene con noi stessi e con gli altri.

Una vecchia leggenda cherokee racconta che un giorno il capo di un grande villaggio decise che era arrivato il momento di insegnare al nipote preferito cosa fosse la vita. Lo porta nella foresta, lo fa sedere ai piedi di un grande albero e inizia a parlare:

“Figlio mio, si combatte una lotta incessante nella mente e nel cuore di ogni essere umano. Anche se io sono un saggio e vecchio capo, guida della nostra gente, quella stessa lotta avviene dentro di me. Se non ne conosci l’esistenza, ti spaventerai e non saprai mai quale direzione prendere; magari, qualche volta nella vita vincerai, ma poi, senza capire perché, all’improvviso ti ritroverai perso, confuso e in preda alla paura, e rischierai di perdere tutto quello che hai fatica tanto a conquistare. (…)

È come se ci fossero due grandi lupi che vivono dentro di me: uno bianco, l’altro nero. Il lupo bianco è buono, gentile e innocuo; vive in armonia con tutto ciò che lo circonda e non arreca offesa quando non lo si offende. Il lupo buono, ben ancorato e forte nella comprensione di chi è e di cosa è capace, combatte solo quando è necessario e quando deve proteggere se stesso e la sua famiglia, e anche in questo caso lo fa nel modo giusto; sta molto attento a tutti gli altri lupi del suo branco e non devia mai dalla propria natura.
rabbia - leggenda dei due lupi / credits: Cam Adams
Ma c’è anche un lupo nero che vive in me, ed è molto diverso: è rumoroso, arrabbiato, scontento, geloso e pauroso. Le più piccole cose gli provocano accessi di rabbia; litiga con chiunque, continuamente, senza ragione. Non riesce a pensare con chiarezza poiché avidità, rabbia e odio in lui sono troppo grandi. Ma è rabbia impotente, figlio mio, poiché non riesce a cambiare niente. Quel lupo cerca guai ovunque vada, perciò li trova facilmente; non si fida di nessuno quindi non ha veri amici.

A volte è difficile vivere con questi due dentro di me, perché entrambi lottano strenuamente per dominare la mia anima.”


 Al che, il ragazzo chiede ansiosamente: “Quale dei due lupi vince, nonno?


Una versione breve della storia che circola in rete si conclude con un finale aperto; il capo infatti dice semplicemente “Quello che nutri di più”.
In realtà la sua risposta è molto più lunga e precisa nel testo originale.

Con voce ferma, il capo risponde:

Tutti e due, figlio mio. Vedi, se scelgo di nutrire solo il lupo bianco quello nero mi aspetta al varco per approfittare di qualche momento di squilibrio, o in cui sono troppo impegnato e non riesco ad avere il controllo di tutte le mie responsabilità, e attaccherà il lupo bianco, provocando così molti problemi a me e alla nostra tribù; sarà sempre arrabbiato e in lotta per ottenere l’attenzione che pretende. Ma se gli presto un po’ di attenzione perché capisco la sua natura, se ne riconosco la potente forza e gli faccio sapere che lo rispetto per il suo carattere e gli chiederò aiuto se la nostra tribù si trovasse mai in gravi problemi, lui sarà felice e anche il lupo bianco sarà felice ed entrambi vincono. E tutti noi vinciamo.”

Confuso, il ragazzo chiede: “Non capisco, nonno, come possono vincere entrambi?”

Il capo continua: “Vedi, figlio mio, il lupo nero ha molte importanti qualità di cui posso aver bisogno in certe circostanze: è temerario, determinato e non cede mai; è intelligente, astuto e capace dei pensieri e delle strategie più tortuose, caratteristiche importanti in tempo di guerra. Ha sensi molto acuti e affinati che soltanto chi guarda con gli occhi delle tenebre può valorizzare. Nel caso di un attacco, può essere il nostro miglior alleato.”

Poi il capo tira fuori due pezzi di carne dalla sacca e li getta a terra, uno a sinistra e uno a destra. Li indica e dice:

“Qui alla mia sinistra c’è il cibo per il lupo bianco, e alla mia destra il cibo per il lupo nero. Se scelgo di nutrirli entrambi, non lotteranno mai per attirare la mia attenzione e potrò usare ognuno nel modo che mi è necessario. E, dal momento che non ci sarà guerra tra i due, potrò ascoltare la voce della mia coscienza più profonda e scegliere quale dei due potrà aiutarmi meglio in ogni circostanza.
Vedi, figlio mio, se capisci che ci sono due grandi forze dentro di te e le consideri con uguale rispetto, saranno entrambi vincenti e convivranno in pace; e la pace, figlio mio, è il fine ultimo della vita. Un uomo che ottiene la pace interiore ha tutto; un uomo che è lacerato dalla guerra che si combatte dentro di lui, è niente.”


Il messaggio contenuto nelle parole del capo cherokee è chiaro: la nostra parte più impulsiva e istintiva (che comprende anche la rabbia) non è per forza negativa e per vivere bene non dobbiamo ignorarla: può darci la spinta che serve ad affrontare con determinazione le situazioni che non ci fanno stare bene e che ci trasciniamo dietro da tempo.

C’è di più: secondo uno studio condotto dall’Università di Harvard, sfogare la rabbia di tanto in tanto può far bene anche alla nostra salute fisica; l’importante è non esagerare per evitare l’effetto contrario, cioè un aumento dell’adrenalina in circolo nel corpo a causa di un frequente stato di stress.
rabbia - sfogarsi (ogni tanto) fa bene / credits: San Sharma

Gestire la rabbia: prima impariamo, meglio è

Possiamo iniziare a gestire la rabbia e altri stati d’animo già da piccoli: pare infatti che lo sviluppo cognitivo e in particolare la capacità di esprimere le proprie emozioni con parole corrette e frasi articolate aiuti i bambini a vivere con più tranquillità situazioni come l’attesa, la delusione quando ricevono un no dai genitori e, nei casi più estremi, la rabbia.
I ricercatori dell’Università della Pennsylvania hanno monitorato 120 bambini dai 18 mesi ai 4 anni di vita, scoprendo che quelli con maggiori competenze linguistiche erano più calmi nell’affrontare situazioni frustranti o stressanti rispetto ai loro coetanei che parlavano di meno.
 rabbia: imparare a gestirla da bambini / credits: Annie Spratt
Parlare bene può quindi aiutare i bambini non solo a farsi capire meglio dagli altri, ma anche a tenere sotto controllo i propri stati d’animo, frenando le reazioni impulsive e filtrandole razionalmente. La scuola è un grande aiuto: man mano che le loro capacità cognitive e linguistiche aumentano, i bambini tendono sempre di più a parlare con le parole e meno con i fatti, cioè con reazioni istintive e rabbiose.

Queste capacità possono giocare un ruolo fondamentale nell’adolescenza, quando le decisioni prese sull’onda di impulsività ed emotività possono portare a cambiamenti importanti anche per la vita adulta.

Uno psicologo della Temple University ha notato che proprio in questa età delicata il sistema di controllo cognitivo, quello cioè che frena gli impulsi, non è ancora completamente sviluppato, mentre lo è il sistema di elaborazione degli stimoli, che ci spinge a reazioni emotive. Non dobbiamo stupirci allora se i giovani ci sembrano così irrequieti: sono costretti a gestire una grande quantità di stimoli con un sistema di controllo che li aiuta solo in parte a moderarli. Questo li spinge ad avere dei comportamenti rischiosi.
rabbia - comportamenti rischiosi e adolescenza / credits: Stas Svechnikov
Possiamo quindi concludere che per gestire al meglio la rabbia abbiamo bisogno di una cassetta degli attrezzi che solo da adulti è completa, ma lo sviluppo di conoscenze e linguaggio durante i primi anni di vita ci prepara ad usarla. Da bambini possiamo muovere i primi passi di un sentiero che percorreremo con più consapevolezza nell’età adulta, quando stress e sfide saranno all’ordine del giorno.

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Fonti:
Paul Tough, “Il potere del carattere: Perché nei nostri figli grinta e curiosità contano ancor più dell'intelligenza"
“Il linguaggio aiuta a gestire la rabbia infantile”, articolo del 4 aprile 2013 del Corriere della Sera